L’esonero anomalo. Gli equivoci del mercato. L’ottimismo che genera mostri.

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Con questa grinta ... Giampoluso ?

Avrò la memoria molto corta – e vi prego di correggermi se sbaglio – ma non ricordo, almeno di recente, allenatori esonerati dopo una vittoria fuori casa. Proprio quello che è capitato al Milan, che ha giubilato il buon Marco Giampalo per ingaggiare quello Stefano Pioli che mai, dove è andato, ha fatto davvero la differenza. Dire che abbia fatto male, in carriera, sarebbe ingeneroso, così come non corretto sarebbe descriverlo come l’uomo che può cambiare le carte in tavola e i valori della rosa. 

E allora perché cacciare un tecnico che aveva appena vinto la sua prima partita in trasferta per prenderne un altro, più o meno, dello stesso livello? Si dice che a non convincere, fosse il gioco. E invece Pioli chi è? Il Guardiola italiano? Si dice che Pioli potrebbe imprimere la svolta dopo un inizio disastroso. D’accordo sulla seconda parte, ma, ripeto, con quale certezza si può sostenere che la vittoria di Genova non avrebbe potuto essere una – seppur piccola – svolta? La realtà è che nessuno sa con esattezza quando e perché la società ha deciso di salutare l’ex tecnico della Samp. E si può sospettare che, al di là dei risultati, tra allenatore, squadra e dirigenza non fosse scoccata la scintilla, per dirla con un eufemismo. Tant’è. Fatto sta che abbiamo sostituito una figura di media caratura con un’altra figura di media caratura e, al netto di auspicabili miracoli, nessuno, oggi, pensa che siccome è arrivato Pioli possa cambiare la sostanza. La zuppa è sempre quella, i Cracco o i Vissani della panca non sono arrivati e ora non resta che aggrapparci ai giocatori che abbiamo, sperando che tirino fuori orgoglio e anche qualcosa d’altro che non abbiamo ancora visto.

Passo indietro dovuto. Perché i commenti degli opinionisti rossoneri in questi giorni si stanno dividendo in due filoni, diciamo: quelli che dicono la loro su Pioli sì o Pioli no e quelli che, invece, cercano di capire quali siano state le responsabilità di Giampaolo. Io credo che l’ex tecnico non fosse ancora mentalmente pronto per una piazza come Milano e per una società come è oggi il Milan, gestita da un Ad di esperienza mondiale, due grandi ex ma soprattutto, in alto, da gente che pensa ai risultati, ma soprattutto ai conti e all’immagine. Emblematica è stata la scelta, quasi sistematica, di escludere – o quasi – i nuovi arrivi di un mercato che non è stato certamente da top club, ma che era stato ampiamente annunciato dall’Ad Gazidis a giuguno. Non andava bene puntare su quasi illustri sconosciuti da far crescere? Allora sai che c’è? Dici di no e te ne stai a Genova. Volevi Praet e Torreira e ti prendono Krunic e Bennacer o come cavolo si chiama? Vai in sede e risolvi il contratto, se non ti sta bene. Stessa cosa se ritenevi Correa (???) fondamentale per far girare l’attacco e per innescare Piatek. La realtà è che il mister di Giulianova si è fatto andare bene tutto  salvo poi far giocare, sostanzialmente, quelli dell’anno scorso. Pessima strategia. 

Se c’è una cosa che non digerisco sono i colleghi per i quali – o per un motivo o per l’altro – va sempre tutto bene. Se il Milan gira, ok, mancherebbe ancora. Se invece – come da dieci  anni a questa parte o quasi – le cose vanno male vanno sempre a trovare un motivo, un alibi, un perché. Per queste persone è sempre “colpa” di qualcuno o di qualcosa. Mai dell’allenatore di turno. Mai di questo o quel giocatore. Mai della società in carica. Al massimo di quelli che c’erano prima. Per questi signori, che a differenza mia frequentano con assiduità gli ambienti rossoneri, va detto c’è sempre un ma, una scusa, una ragione per passare innanzi e pensare positivo. Comprendo, per esperienza personale, che sia molto difficile, per un giornalista, porsi in contrasto o risultare antipatico all’ambiente in cui si deve lavorare. Capita in tutti i settori, mica solo nel calcio. Però, come diceva Indro Montanelli – che mi permetto, con blasfemia, di citare – rivolgendosi ai ragazzi che aspiravano a fare questo mestiere «chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore». Purtroppo, troppo spesso nel calcio, e non solo, ovviamente, non non sempre è proprio così, per dirla con eleganza… 

Marco Traverso

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Giornalista professionista, marketing & communication manager, social media manager, fotografo amatoriale, milanista, tonsore.