Sta arrivando. Ha studiato? E’ pronto? E’ inadeguato?
E’ lo Spauragno, il nuovo mostro venuto a tormentare i sogni di gloria di noi milanisti. O a darcene altri.
MEET THE NEW BOSS, SAME AS THE OLD BOSS – A osteggiare Rangnick non c’è sono una ben nutrita claque di ex bandiere e leccapiedi. Il grande ‘pollice verso’ di molti è presto spiegato: è un’idea di Elliott (quindi di chissà chi, e chissà dove partorita), e di Gazidis. Gli stessi autori dei disastri tecnici e di immagine degli ultimi due anni. Personaggi perlopiù senza volto, e di sicuro senza credibilità.
Rangnick fra l’altro arriva con le stesse premesse di tutti gli altri INSIEME. E’ tutto quello che ha cercato di buttare dentro Elliott per sistemare il Milan…contemporaneamente. E’ maestro di calcio, esperto dirigente, fine osservatore, filibustIere della trattativa, moltiplicatore di plusvalenze e leader eccezionale. Oltre a ciò, secondo i sentito dire, condivide con il fondo americano una certa freddezza umana, l’arroganza inconscia di chi vive e lavora a un livello ‘diverso’, una comunicazione essenziale e stringata poco adatta al mondo del calcio. Un cocktail che, come già scritto da Seal, pare la solita sbobba del ‘Messia’ che ci fanno trangugiare da un decennio.
Come Johnson anch’io credo che Rangnick sia una scommessa, anzi la penso come Fabio: è l’ultima scommessa. E’ l’all-in di Elliott. Se è vero che il tedesco diventerà il deus ex machina del Milan, ricoprendo più ruoli, inevitabilmente si imboccherà una strada senza ritorno verso il rilancio o l’insuccesso.
Al pari di Gazidis, inoltre, Rangnick per quanto possa studiare l’italiano, il Milan e avere una reputazione (speriamo più solida e concreta di quella del sudafricano) sarà un pesce fuor d’acqua, una nullità nello scacchiere cultural-politico del carrozzone del calcio italiano, un baraccone in cui gente come Maldini e Boban ha fatto fatica a lavorare nel quotidiano, è stata estromessa dal ‘cartello’, ha dovuto appoggiarsi a vecchie conoscenze per brigare qualche affare. Per non parlare del discorso ‘Palazzo’. E il signor Rangnick pur con tutta la sua professionalità ed esperienza verrà messo al muro prima, più e peggio dei suoi predecessori.
REVOLUTION CALLING – Stando alla classifica perpetua degli ultimi quattro anni e mezzo siamo la settima squadra dietro juve, Roma, Napoli, Inter, Lazio e (roba da spararsi nello scroto) Atalanta. Squadre che ci stanno davanti anche quest’anno e alcune in doppia cifra. Siamo noni per gol fatti nel periodo, e nei due anni precedenti a questa classifica abbiamo fatto peggio: ottavi e decimi a fine campionato. Fuori dal campo è stato anche peggio, molto ma molto peggio, con una personale classifica in cui metterei Yonghong Li&co al primo posto, poi le Gianniniadi, poi Giampaolo; non lui come persona per carità, ma l’ “idea” di Giampaolo. E pure il compimento di quest’idea.
Allora se la smettiamo per un attimo di vivere nel passato e trapassato e la smettiamo di toccarci ripensando alle ‘bandiere’ che sia fuori che dentro il campo (Ibra) sono solo più o meno accettabili minestre riscaldate…io sinceramente non so perchè schifiamo questo Rangnick e il progetto che, implicitamente, porta con se’.
“Non ha vinto niente”. Ma scusate, in Germania sono vent’anni che domina il Bayern lasciando pochissimo alle avversarie, similmente a quanto fa la juventus in Italia; che discriminante sarebbe?
Il manager tedesco ha creato dal nulla due realtà che, piaccia o meno, sono oggi di livello internazionale e dunque superiori, e di gran lunga, al Milan attuale. Sia il Lipsia, sia il Salisburgo. Realtà che producono calcio, spettacolo, risultati e plusvalenze a differenza del Milan che inghiotte centinaia di milioni di euro all’anno per non combinare nulla, e i cui giocatori valgono sempre 40/50/60 milioni da settembre a dicembre e da febbraio a maggio. Poi quando apre il mercato non se li caga mai nessuno.
Per portare il Lipsia ai quarti di Champions League partendo dalla 3.Liga, in veste di DT/DS e solo in parte di allenatore sia chiaro, ha sbaragliato letteralmente centinaia di club e il sistema calcio tedesco, che vedevano la Red Bull come “il Male”. Ed è già il secondo giro, perchè con l’Hoffenheim aveva fatto forse ancora di più visto che Lipsia quantomeno garantisce al club una base di 40mila appassionati mentre la squadra biancoblu rappresenta un paese di 3000 abitanti nel Baden-Wurttemberg. E oggi fa quasi stabilmente le coppe europee. Queste, e sono consapevole dell’esagerazione, sono imprese da ‘Football Manager’ e meritano credito, specie da un ambiente fossilizzato sull’assioma “o si vince la Champions o è tutta merda”…No. No! Esistono vie da percorrere. E Rangnick le ha già percorse e ripercorse. E’ logico pensare a lui.
Il Milan non è un club come gli altri e il tedesco, i suoi metodi e le sue idee saranno messi a durissima prova ma lo squallore attuale è l’anticamera di una lenta eutanasia, fra una bandiera e l’altra, e ormai non si può non vederlo.
Non mi piace nulla del Milan attuale, non mi interessa nessuno dei giocatori attuali. Nessuno, giuro. Lo Spauragno li cambiasse tutti, la prenderei con scetticismo ma più che altro nella sostanza; verso i singoli non ho alcuna considerazione, affetto, aspettativa. Non ho per niente paura dello Spauragno anzi, la tentazione di ‘vivere il sogno’ di una vera rivoluzione culturale è forte. Ma no, non voglio farmi trascinare. Elliott con questa mossa shock sta dicendo in sostanza che loro non sono qui a resuscitare un morto, e sono d’accordo. Abbiamo provato anche Maldini (io l’ho invocato per anni; pessima idea), basta.
Tuttavia sul piatto della scommessa è stata lanciata anche la nostra identità sportiva collettiva. Qualcosa che non abbiamo, nemmeno noi tifosi, saputo tramandare, difendere e consolidare finiti i fasti dell’epoca berlusconiana; qualcosa che stiamo già lentamente perdendo da anni; ma qualcosa, comunque, che ci appartiene. Ed è là sul piatto, e non l’abbiamo messa noi. I dubbi sono leciti e fondati.
Lo Spauragno è inoltre la principale personificazione tout court del Calcio Moderno: veloce, produttivo, elettrico, senza cuore, senza anima, inarrestabile, usa-e-getta, tecnologico, numerico. Un calcio che studio, capisco ( a un livello amatoriale) e spacco da anni in numeri che ho condiviso spesso con voi. Ma non vuol dire che mi piaccia.
Rangnick è un venditore, un creatore di spettacoli d’avanguardia dove prima c’erano solo teatrini di marionette. Chi meglio di lui per noi, in questo momento? Già.
Ma per me il Milan sono 11 campioni che vincono in mezzo ai fumi della Torcida. Non ci posso fare nulla.
Venisse dunque lo Spauragno con la sua Macchina e la sua Rivoluzione. Necessario, forse, ma non ci piacerà.
Larry
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