“Zlatan Ibrahimovic, dal rientro dalla nazionale, si è sottoposto ad accertamenti che hanno evidenziato un problema muscolare alla coscia destra. Verrà valutato settimana per settimana. Lo svedese salterà quindi la sfida di domenica sera contro il Napoli: il centravanti dovrebbe rimanere fuori un paio di settimane.”
Tanti saluti anche alla minchiata del “Ibra come Ronaldo nel 2007”, già tanto se giocherà altre 3 o 4 spezzoni entro fine stagione. Appurato che pure l’effetto taumaturgico sullo spogliatoio è drasticamente calato, e la leadership ridotta a quattro sboronate e leccate di culo dei compagni, è il caso di tagliare.
Difficile per lui farlo, soprattutto in un mondo dove rockstar di ottant’anni si “scatenano” ancora sul palco (“hope I die before I get old”….). Difficile anche perché è stato persino convocato dal CT della Svezia, forse per comporre un tridente con Brolin e Nordhal.
Per il Milan è invece più semplice: la riconoscenza dovuta a Zlatan l’abbiamo dimostrata, soprattutto l’anno scorso; e gli abbiamo concesso un record importante. Ora andiamo avanti, per rispetto alla grandezza di tutti: la sua e la nostra.
Inizia l’infinito confronto col Napoli di aprile, si parte con la sfida meno d’impatto ma forse più utile per il futuro finanziario del Milan, che si è messo nella condizione di rischiare il fatturato Champions con un andamento che da gennaio è risultato imbarazzante, a livello del Milan di Giampaolo. Dovremo dimostrare di poter resistere, e pescare qualche jolly dal cilindro per stare davanti o all’Inter o ad almeno una delle romane, con l’Atalanta in agguato. Abbiamo già adottato il metodo dei disperati, cioè il ridicolo cambio di modulo, non so bene cosa altro potremmo inventare; credo sarebbe stato più sensato a metà gennaio il cambio di allenatore, che come volevasi dimostrare non ha ritrovato né il feeling tattico, né quello mentale, che egli stesso ha perduto dopo lo Scudetto.
Poi si spera negli effetti ‘magici’ della musichetta, una cazzata à la Giannino che ci riporta al 2013 o giù di li. Ne abbiamo prese tante di sberle in queste situazioni, ovvero di squadra confusa e pasticciata, figlia di errori di programmazione e di lavoro, che giustamente a marzo raccoglie ciò che ha seminato (un cazzo); ma che pensa di uscirne per magia con l’ascolto di un Inno. Bah.
Speriamo che i contenuti tecnici e la forza dei singoli vengano fuori, andando oltre gli equivoci di una stagione che, finora, peggio non poteva essere. Il Napoli non è imbattibile, non può fare paura al Milan. E’ il Milan che rincoglionito da mesi di pasticci ha paura di sé stesso, memore anche di alcuni clamorosi crolli stagionali; ma anche qui mi tocca insistere: se nessuno si piglia la responsabilità dei fatti, è poi difficile che il gruppo si compatti davvero riprendendo coscienza della propria forza.
L’infortunio di Kalulu è una brutta tegola, che si assomma a tutti gli altri problemi patiti in stagione; alle assenze per infortunio si cumulano gli n.p. di Rebic, Origi e De Katelaere e le esclusioni prive di senso di Kjaer e Pobega, che sono totalmente usciti dalle rotazioni. Non si comprende il perché di certe scelte al pari di altre che riguardano le dinamiche di gioco.
Il Tottenham è stato superato con resilienza, compattezza difensiva, attenzione, ordine e potenza nelle transizioni. Sappiamo (lo sappiamo noi, qualcun altro forse no) che questa squadra non ha in canna, salvo rare eccezioni, più di 1 o 2 gol a partita quindi mi aspetto di vedere un Milan che provi a fare l’unica cosa sensata che può fare: non prendere gol. Non prendere gol soprattutto da coglioni, da distratti, in transizione, in uccellamento, in solitudine. E’ circa quello che si scriveva mesi fa, con la squadra seconda in tranquillità in attesa degli scivoloni del Napoli ma che già mostrava una maggiore propensione a concedere gol semplici piuttosto che a segnare più degli avversari; siamo invece scivolati noi nella difficoltosa e impossibile rincorsa alla chimera di un calcio fatto di 90 minuti di verticalità, strappi e caterve di gol che i nostri non riescono a produrre nemmeno contro squadracce. Poi si certo, il rinnovo di Leao e tutto il resto non giovano, ma fondamentalmente il nostro crollo si riduce a questo: poca voglia e capacità di soffrire.
E allora adesso torniamo a soffrire tutti insieme, come nella magica primavera dello scorso anno.
Larry
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