Si è rotto il giocattolo?!

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Non che tenga particolarmente alla coppa Italia o alla supercoppa; intediamoci, sono sempre trofei ufficiali, coppe buone per riempire ed ingentilire le bacheche e schifo non fanno (non vorrei passare per la volpe che non arriva all’uva) ma, nelle nostre abbiamo ben altro, specie quando si parla di trofei internazionali, quelli che vinci perché sei stato più forte, più duro, più tosto e più determinato, quelli in cui “gli errori arbitrali non si  compensano”, dove non c’è trucco e non c’è inganno, plusvalenze farlocche, inchieste della magistratura e delle federazioni. Quelli che contano veramente insomma perché, come posso dire… più autentiche. Mi hanno dato molto più fastidio i risultati altalenanti in campionato, come, per esempio, il pareggio con la cremonese, e quelli con Lecce e, soprattutto con la Roma, dove siamo riusciti nel difficile obiettivo di buttare via una vittoria già scritta in pochi minuti di follia e scarsa applicazione. Partite che ci hanno allontanato dalla possibilità di arrivare alla seconda stella che tutti noi Milanisti, ammettiamolo, sogniamo giorno e notte.

Detto questo, non è tanto l’essere stati eliminati dal Torino nella coppetta di consolazione e l’aver perso la supercoppa (anche se perdere con diversamente accasati sulle sponde del naviglio rode sempre un po…) ma è il come. Due partite nelle quali, pur con avversari non irresistibili, specialmente il Toro, siamo apparsi impotenti. Due partite dove i nostri giocatori, oltre ai limiti conosciuti di cui abbiamo già detto e stradetto tutto, sono apparsi slegati, fisicamente lenti ed impacciati, dove non abbiamo quasi mai dato l’impressine di poterla ribaltare. Specie contro i nerazzurri, dove siamo andati sotto prestissimo, non ho visto reazione, cattiveria, reale volontà di volerla ribaltare, di dare una lezione agi avversari. Il Milan ha perso proprio dimenticando quello che era stato l’anno scorso, fallendo in quegli atteggiamenti ed in quei comportamenti e modo di giocare “da squadra unita e compatta” che l’anno scorso avevano stupito tutti, noi tifosi rossoneri per primi, arrivando a vincere un campionato difficilmente pronosticabile all’inizio.

Le responsabilità? Ci sono evidentemente, sempre meglio ammettere la realtà e gli errori se si vuole davvero correggerli e migliorare e, a mio parere almeno, sono tante/i e diverse/i messe tutte insieme.

Pioli che non riesce ad uscire dal suo canovaccio conosciuto di gioco salvo qualche scelta cervellotica e difficilmente comprensibile. Una campagna acquisti obiettivamente deficitaria dove non si è stati capaci di sostituire un giocatore come Kessie che, piaccia o no, è uno di quei giocatori rari che sa cantare i salmi mentre porta la croce, dove non si è stati capaci di trovare un cambio credibile per l’unico vero centravanti che abbiamo in rosa, Giroud, che ha una certa età per essere un giocatore di vertice e che non si può pretendere giochi un campionato intero sempre al suo massimo livello di forma e per di più con un mondiale a metà stagione che si sapeva avrebbe giocato e presumibilmente fino alla fine o quasi (e gli anni passano per tutti). Dove non si è riusciti a dare al mister una panchina che potesse dargli delle alternative credibili con il risultato di dover far giocare sempre gli stessi 11 (infortuni a parte) che giocoforza, anche loro, non potendo mai tirare il fiato, sembra siano arrivati alla frutta o quasi.

Una campagna acquisti dove l’investimento più ingente, quello che si è mangiato la maggior parte del piccolo gruzzoletto a disposizione, per il momento non ha dato i frutti sperati. Si farà in futuro, non si farà? Non lo so anche se ci spero, ma non è questo il punto, fino ad adesso non ha dato un contributo alla stagione e per il momento sono stati soldi investiti che non hanno dato frutti. Quindi, ricapitolando, una squadra con orfani non sostituiti a dovere (quindi meno forte già di suo), con una panchina non all’altezza, con un Mister apparso in confusione, il rendimento al ribasso di giocatori come Tomori e Kalulu che l’anno scorso sono stati tra i protagonisti della vittoria del campionato. Aggiungiamoci un poco di arroganza da campionato appena vinto, infortuni a nastro che hanno reso questi limiti ancora più evidenti, quello di Maignan in particolare e, non mi stancherò mai di dirlo, con un sostituto che assomiglia più ad un bambino abbandonato nella casa dei Martinitt che ad un portiere di serie A (chi è di Milano e zone limitrofe sa cosa intendo) ed il giocattolo, sa va sans dir, si è rotto. Senza togliere nulla a quanto di buono Maldini, Massara, Pioli e tutto il team, hanno saputo fare l’anno scorso, si può anche dire che quest’anno avrebbero potuto fare di meglio. Non è uno scandalo…

Ma, a costo di passare da complottista, sempre a mio avviso ovviamente, c’è anche altro. Ora, non che cambierei così, ad occhi chiusi, ma non ho potuto non notare che Zhang, il cinesino teoricamente proprietario dei nerazzurri, era a Riad seduto in tribuna d’onore sulla sedia dorata riservata ai presidenti. Nella sedia riservata a noi c’era il deserto. La nostra attuale proprietà sembra assente. Il buon Gerry non si vede, non si sente, non mette bocca (ed fino ad ora neanche fondi…), non si esprime e non sembra nemmeno il proprietario di questa società. Inoltre pure l’assenza di Ibra, anche se nn poteva giocare mi fa pensare e boh, mi ha lasciato perplesso. Oltre a tutti i problemi che già abbiamo, i giocatori sono esseri umani ed agiscono e reagiscono naturalmente come tali. Ora, non per fare il nostalgico, ma, ad esempio, il Berlusconi dei tempi belli, quelli nei quali (anche se per calcolo personale e non certo, o non solo, per passione) alla squadra ci teneva ed a Milanello passava gran parte del suo tempo, ha speso il suo carisma (ed a quei tempi l’aveva) ed i giocatori lo sentivano. Una sorta di valore aggiunto ad una squadra già fortissima di suo e credo che anche l’incertezza societaria di questo momento, in qualche modo, abbia un peso. Si può anche tranquillamente ammettere che in altre società (prendo l’esempio eclatante del Napoli di quest’anno) il presidente, la proprietà, si sentono eccome. Può non piacere, può essere antipatico, ma c’è ed i giocatori, come qualsiasi dipendente di qualunque azienda, lo sente, si accorge se chi di dovere, che è giudice ed arbitro del suo futuro c’è, e gli sta col fiato sul collo o è assente.

Detto tutto questo però, come ha scritto correttamente il nostro Raoul Duke, siamo solo a metà stagione, siamo pur sempre secondi, a 12 punti (9 se vinciamo martedì contro gli aquilotti come spero) ed è davvero presto per rinunciare a lottare. Mi auguro che qualcosa scatti nella testa e nell’orgoglio dei nostri ragazzi. Non pretendo si vada a vincere ma almeno che chiunque alla fine alzi il trofeo se lo debba sudare fino alla fine…

PS: un ringraziamento al mio cognato/fratello Tiziano che condivide con me la passione, con il quale soffriamo insieme durante le partite e che mi dà sempre spunti e riflessioni interessanti che poi  posso condividere con tutti Voi.

FVCR, sempre, qualsiasi cosa accada!

Axel

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