E allora diciamolo che il merito è mio! Sì, perché, per la prima volta in questo campionato, io ero a S, Siro, con tanto di Orrendo al seguito. E faccio notare che l’anno scorso ci sono andata due volte: Udinese e Fiorentina. Doppietta, quasi tripletta, di Kalinic e manita. Mi sono spiegata? Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Cristie. Quindi c’è la prova provata che io porto benissimo. Entrare a S. Siro è sempre un’emozione fantastica. E fantastici sono i tifosi, che riempiono lo stadio e lo avvolgono di una passione travolgente, di un entusiasmo ribollente, nonostante le prestazioni non proprio scintillanti della squadra. E anche quelli che rimangono a casa soffrono e gioiscono con la stessa intensità. Certo che ci arrabbiamo e smoccoliamo. Non è che , dalla Tv o dalle gradinate, assistiamo a spettacoli esaltanti e rassicuranti. Tutt’altro. Però siamo sempre qui a penare e sperare. L’urlo collettivo sul rigore trasformato da Kessie è stato una cosa impressionante. Qualche robusto decibel lo si deve anche a me, eh! Sessantacinquemila cuori rossoneri a palpitare insieme creano un immenso caleidoscopio in cui i colori della speranza, della paura, della gioia e della sofferenza guizzano e si inseguono come cavalli imbizzarriti. Lo stadio diventa un incredibile amplificatore di emozioni allo stato puro, di brividi a fior di pelle. E tutto questo nel contesto di obiettivi di livello non eccelso e di una partita che, come sempre ci accade, lascia a desiderare. Ma non importa. Noi vogliamo il quarto posto. Vediamo i nostri limiti. Speriamo, comunque, che non ci precludano l’accesso alla Champions. Noi amiamo il Milan!
A dire il vero, non ci fosse stato lo scempio di Torino, non mi sarei mossa da casa. E’ stata la scarica di adrenalina provocata da quell’ingiustizia clamorosa e beffarda a darmi stimoli potenti. I diamanti sono per sempre, ma anche le ruberie gobbe non scherzano. Rosetti? Lasciamo perdere. Punire Mandzukic con la prova televisiva avrebbe voluto dire mettere al pubblico ludibrio gli uomini del Var. Da qui la penosa scusa della non violenza, provata dal fatto che Romagnoli non sia rimasto a rotolarsi a terra, contorcendosi e urlando dal dolore. Dovresti imparare da Allegri come si fa, Alessio. Hai sentito cosa ha candidamente detto a Sky, nell’approvazione generale? Douglas Costa avrebbe dovuto stramazzare al suolo guaendo, per indurre il secondo giallo a De Jong. Siccome a certa gente va tutto bene, mica vero che De Jong salterà comunque la partita con i Gobbi per un risentimento a un adduttore? Mannaggia….. Ho vissuto le designazioni per Milan Lazio come uno sberleffo. Già non mi è piaciuto Rocchi. Ma Maresca quarto uomo e Mazzoleni al Var sono una presa per i fondelli. Tutto questo mi carica ancora di più e parto per S. Siro. Il deferimento alla Camera Giudicante non mi preoccupa più di tanto. A dire il vero, non mi pare che l’Uefa voglia cercare un accordo. Altrimenti ci avrebbe mandato davanti alla Camera Inquirente. Conto, però, sul fatto che Elliott sappia ben tutelare i propri investimenti, piaccia o non piaccia a parrucconi abituati ad essere forti con i deboli e deboli con i forti. Le parole di Maldini mi sono piaciute. La vittoria della Spal mi gusta, perché gli Estensi mi sono simpatici. Come il Bologna, da quando è arrivato Miha. Certo quelli che lottano per non retrocedere avranno qualcosa da ridire. Metto da parte la solita insoddisfazione per formazione e allenatore. Essendo in viaggio per S. Siro, non vedo la Roma. Sento della sua vittoria e la cosa non mi turba, visto che la davo per scontata. Dobbiamo vincere anche noi! A tutti i costi! Non importa come!
Questi i miei pensieri, mentre entro a S. Siro. Vengo sopraffatta dall’emozione. Lo stadio, la gente, i colori, i suoni mi fanno sentire parte di qualcosa che ti entra nell’anima e non puoi descrivere con le parole. Certi momenti li vivi. E basta. Le squadre scendono in campo. Forza Milan! Che spavento su quella percussione di Correa! Penetra come una lama nel burro. Bravissimo Reina a deviare in angolo. Giochiamo una mezz’ora imbarazzante. I ritmi sono i soliti. Col cavolo che, ruminando calcio, tiriamo in porta. Corriamo altri pericoli. Poi ci svegliamo un po’. Ottimo il controllo di Piatek in area, spalle alla porta, e delizioso il suo appoggio per Suso! Alto! Nooo!!!! Bel colpo di testa di Cris! Fuori. Gran tiro di Calha! Sopra la traversa. Riprendo un po’ di colore, ma Immobile mi terrorizza. Colpisce il palo. Finisce il primo tempo.
Dallo stadio riesco a vedere bene il tutto. Le posizioni dei giocatori anche senza palla. Non mi baluginano gli occhi a causa della velocità negli spostamenti. E siamo alle solite. I nostri ragazzi sono sempre in difficoltà. Per loro è più difficile giocare che per gli altri, perché vengono braccati e non ricevono aiuti dai compagni. Non si notano movimenti negli spazi. Possibile dipenda dal fatto che sono inadeguati? Io non credo. Manca un’organizzazione di gioco. Piatek mi fa tenerezza nella sua solitudine. Abbiamo un grandissimo centravanti e non riusciamo a sfruttarlo. Perchè? Il perché credo di saperlo, purtroppo. Il discorso della solidità difensiva ottenuta al prezzo di giocare molto bassi non mi convince. Noi rischiamo molto anche quando non prendiamo gol. Vediamo nel secondo tempo, dai. Non ripartiamo molto bene. La Lazio continua ad essere più fluida e ci crea un paio di pericoli. Poi gli infortuni a Calabria e Romagnoli. Li sostituiscono Laxalt e Zapata. E adesso come ci disponiamo? Difesa a tre. Laxalt e Borini esterni di centrocampo. 3-4-2-1. Sarà per il cambiamento di modulo, sarà per il buon impatto dei nuovi entrati o forse perché la Lazio cala un po’. Comunque sia, mi sembra che ora andiamo meglio. Piatek liberato sulla sinistra dell’area spara su Strkosha in uscita. C’è un rigore per noi! Fallo di mano di Acerbi. Var. Rocchi va a vedere. Decisione revocata. Giusto così. Il braccio era sul corpo. Musacchio spintonato in area da Durmisi! Rigore! Kessie sul dischetto! Goooooolllllllll!!!!!!!!!!! Sììììììììì!!!!!!!!! Non capisco più niente . Sono in ottima compagnia! Sessantacinquemila pazzi urlano e saltano come non ci fosse un domani. La gioia è qui! La gioia è adesso! A dire la verità eravamo in sessantacinquemila meno uno. Il mio Orrendo è rimasto tranquillamente seduto. Strana razza quella dei tifosi. Non a caso il tifo indica anche una tremenda malattia. Pure noi siamo malati. Irrimediabilmente. Non c’è cura che tenga. Soffriamo di un morbo che si chiama “Milanite”. La partita volge verso la fine. Nonostante il clima di esaltazione collettiva , si coglie nell’aria la paura del pareggio. Tiro di Suso. Bello, ma è sempre il solito a giro sul secondo palo e Strakosha devia in angolo. Ahia! Succede qualcosa nella nostra area. Milinkovic Savic va a terra. Loro protestano con forza. Oddio! Niente rigore , per fortuna. Cutrone, ben servito, mette appena fuori un bel destro incrociato. Finalmente la partita finisce dopo sei minuti e passa di recupero. Sììììììììììììì!!!!!!!!!!!!!
I tifosi escono dallo stadio cantando, ebbri di felicità. E io sono una di loro. Siamo ancora quarti. E in vantaggio negli scontri diretti con le nostre tre concorrenti. Bene! Vincere era una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per raggiungere il nostro obiettivo. Rino, visto che si può anche cambiare modulo di gioco e migliorare? Peccato tu l’abbia fatto perché spinto dagli infortuni. Guarda che, volendo, si può cambiare anche Suso, eh! Ah, no. Chiedo troppo. Spero non ci sia niente di grave per Capitan Alessio. E che Paquetà possa accelerare i tempi di recupero. Baka e Kessie potevano evitare di mostrare alla curva la maglia di Acerbi. Ma non hanno commesso un crimine, eh! Quanto sono ipocriti i sepolcri imbiancati che ora si stracciano le vesti, senza aver fiatato dopo il gesto volgare e provocatorio di Cristiano Ronaldo ai tifosi dell’Atletico. Mi è piaciuto il comunicato della Società.
Non voglio sentir parlare di squalifiche. Una goliardata di dubbio gusto non è certo una condotta provocatoria e violenta. Sentito come si è espresso Tare per un rigore che, in realtà, non c’è? Si consolerà andando a giocare con l’Udinese, proprio quando voleva lui. Noi adesso pensiamo al Parma. Dobbiamo andare al Tardini per conquistare i tre punti. Senza se e senza ma. Non importa come. Certo, se giocassimo un po’ meglio, vincere sarebbe più facile. Questione di giocatori? Io credo di no. Tifosi rossoneri, crediamoci! Forza Milan!
Chiara
Seguiteci anche su